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Legalità: la verità illumina la giustizia

"Ci sembra non essere particolarmente coinvolti ma la legalità sta nei comportamenti semplici della quotidianità. Il nostro comune non è attenzionato dalla criminalità organizzata ma non possiamo stare tranquilli sempre perché le cose cambiano e anche la società cambia". Con queste parole il sindaco Domenico Nisi ha aperto la giornata “La verità illumina la giustizia”, organizzata dal clan Orione del gruppo scout Noci 2 al termine del progetto “(non) Vedo, (non) Sento, (non) Parlo”, e svoltasi venerdì 14 giugno al Chiostro delle Clarisse.

Per l’occasione i discendenti di Baden Powell hanno allestito il chiostro dell’ex convento di via Porta Putignano con una mostra interattiva. Pannelli che interrogano i visitatori sul significato della parola legalità mostrando l’interazione tra società civile e mafia, anche quella nostrana. Dalle stragi del 1992 agli omicidi recenti, dalle donne di mafia, alle donne di giustizia. Giustizia come quella che ha gridato a gran voce Pinuccio Fazio, padre di Michele, vittima innocente della mafia ucciso l’11 luglio del 2000 a Bari. Quel giorno Michele stava rientrando a casa per mangiare una pizza con i suoi famigliari quando è stato coinvolto in un conflitto a fuoco tra clan che si contendevano il dominio di Bari Vecchia. La testimonianza di Pinuccio, è stata scioccante, traboccante di verità. La paura, il sostegno di don Luigi Ciotti, la fiducia nelle forze dell’ordine, il clamore mediatico e lo scherno degli affiliati mafiosi. Fino al 2005 quando gli assassini di suo figlio sono stati arrestati a seguito di un maxi blitz interforze di Polizia e Carabinieri.

È il magistrato Giuseppe Scelsi a ricostruire le tappe di un lavoro coordinato delle forze di polizia che ha permesso di ricostruire la mappa della mafia nella città di Bari. "Ci abbiamo messo anni – racconta – per comprendere le ramificazioni e le connessioni all’interno del tessuto sociale. A cavallo degli anni 2000 siamo riusciti a capire che ogni quartiere di Bari era soggetto al dominio di un clan. Le faide si sono consumate o perché si era invaso il territorio del clan rivale o perché vi era qualche nuovo cavallo rampante. Non si riesce ancora oggi a disancorare i clan dai propri quartieri. Le leadership vengono mosse dalla droga, il pizzo sui cantieri, il traffico di armi".

Ma la mafia si può combattere. Anche in Puglia è presente Libera, l’associazione rappresentata da don Luigi Ciotti e fondata dopo le stragi del 1992 che si pone l’obiettivo di fare rete tra associazioni per sottrarre persone e potere alle organizzazioni criminali. Mario Dabbicco, rappresentante di Libera in Puglia, ne traccia le finalità e ripercorre la storia dell’associazione sottolineando i passaggi fondamentali del proprio cammino che passa per alcune leggi come quella proposta da Pio La Torre sulla confisca dei beni materiali alla mafia. E non manca di elogiare il lavoro svolto dagli scout nocesi: "Hanno studiato e lavorato – dice - con un percorso di approfondimento e cenni di soluzione. Una mostra che dovrà essere riproposta nelle scuole. Si può “contaminare” il mondo scolastico su questa ricerca".

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